Il regista premio Oscar Martin Scorsese è arrivato a Roma, anni fa, per ricevere il premio alla carriera in occasione del Festival del Cinema del 2006. In quella occasione è stato accolto da una grande stading ovation e lui stesso ha presentato i suoi nove film italiani preferiti, compresi in un periodo che va dal 1952 al 1962. Antonioni, Fellini, Visconti e Germi sono i registi che più lo hanno ispirato prima che lui diventasse regista. “Quando avevo cinque anni a casa un piccolo apparecchio televisivo, in cui vedevo i film del neorealismo italiano” – ha raccontato Scorsese – “Roma città aperta, Ladri di biciclette, Sciuscià. Per me non era cinema, mi sembravano la vita vera, come se stesso accadendo a New York in quel momento“.
I film italiani preferiti di Martin Scorsese
Durante quell’incontro, Scorsese ha quindi parlato in primis di Accattone di Pasolini, che lui ha definito “un’esperienza potente”. L’ha infatti vista per la prima volta al New York Film Festival nel 1963. “Sono cresciuto in un quartiere difficile ed è il primo film in assoluto che mi ha fatto identificare totalmente con dei personaggi” – ha continuato – “Ovviamente è sempre difficile parlare di Pasolini. Quando vidi Accattone però non avevo la minima idea di chi fosse ed è stato per me un lampo, uno shockIn questa pellicola il protagonista muore tra due ladroni ed emerge soprattutto la santità dell’animo umano. Poi c’è la musica di Bach in sottofondo che rende tutto ancora più magico. Il regista ha poi parlato del film La presa del potere di Luigi XIV di Roberto Rossellini, del 1966, ma anche di Umberto D di Vittorio De Sica con una delle scene più strazianti della storia del cinema.

Ad aver avuto più influenza sul cinema di Scorsese è stato però L’eclisse del 1962 diretto da Michelangelo Antonioni. “Tutto in Antonioni apparteneva a una fantascienza narrativa” – ha detto lui – “Con la sua trilogia di film, completata da L’avventura e La notte, ha rivoluzionato il linguaggio cinematografico, ci ha mostrato l’alienazione, l’assenza di spirito, la mancanza d’animo.“. Si è inoltre ispirato anche al film Divorzio all’Italiana del 1961: “Ogni volta che lo rivedo mi colpisce il bianco e nero, lo stile satirico espresso, la scena di apertura e la faccia di Mastroianni. L’arguzia che cerco di mettere nel mio cinema l’ho imparata da lui”, ah commento.
Al termine dell’incontro è invece stato trasmesso qualche pezzo del film Le notti di Cabiria di Federico Fellini, con un finale che “evoca la rinascita spirituale“Lui ha spiegato di aver incontrato più volte Fellini negli anni e che i due stavano anche per fare un progetto insieme. “Purtroppo ci ha lasciati“, ha infine concluso.

